Corso di nuoto per neonati
Corsi di nuoto per neonati: perché l’acqua aiuta i piccoli (ma anche i grandi!)
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Negli ultimi anni abbiamo assistito a un boom dei corsi di nuoto per piccolissimi in cui vediamo neonati – anche di poche settimane o pochi mesi – immergersi con i genitori in piscina. Ma perché l’acquaticità neonatale è così importante per i bimbi (e i genitori)?
Fin dalle prime settimane di vita, il rapporto con l’acqua apporta innumerevoli benefici ai piccolissimi, per tutta una serie di ragioni, e questo è il motivo per il quale i corsi di neonatale sono diventati così richiesti
Si tratta di una maniera di supportare la crescita dei neonati attraverso la relazione con l’acqua, ovvero l’ambiente con cui i piccoli hanno maggiormente confidenza dato che – per 9 mesi – all’interno dell’utero materno sono stati immersi nel liquido amniotico.
Quando vengono immersi in acqua, quindi, i piccoli riconoscono l’ambiente acquatico come un luogo familiare con cui si relazionano in maniera disinvolta, nonostante le loro capacità motorie nelle prime settimane (e nei primi mesi) di vita fuori dall’acqua siano molto limitate.
Infatti i corsi di nuoto per neonati non sono pensati per far imparare al bambino a nuotare, ma più che altro per migliorare il suo sviluppo psicomotorio e per permettergli di stare a contatto con l’acqua che, per 9 mesi, è stato appunto il suo ambiente naturale.
Una maggiore capacità di movimento nell’acqua mette le basi anche per un migliore sviluppo delle capacità motorie che serviranno ai piccoli, più avanti, per iniziare a gattonare ed infine a camminare.
Stare in acqua apporta diversi benefici al sistema motorio, alla respirazione, al sistema cardiocircolatorio e all’equilibrio: per questo in piscina vengono usati i tappeti galleggianti, in modo tale che i piccoli possano sperimentare differenti sensazioni di stabilità, migliorando così il loro equilibrio.
Un timore ricorrente nelle mamme e nei papà che portano i bimbi in piscina già da piccolissimi, però, è che i bambini non siano in grado di “trattenere il respiro” se dovessero finire con la testa sotto l’acqua.
In effetti non sono in grado di farlo “volontariamente” (nel senso che il bimbo non decide di tenere il respiro) ma fin da piccolissimi i bambini hanno il riflesso di chiusura della glottide che gli impedisce, se mettono la testa sott’acqua per brevi momenti, di “bere”.
Tuttavia questo è un riflesso naturale che, se non viene stimolato, si perde mano a mano che il bambino cresce: quindi iniziare a prendere confidenza con l’acqua nei primi mesi di vita può essere utile per abituare il piccolo a immergere la testa con disinvoltura e senza timore che possa ingerire acqua.
Ma immergersi in acqua con il proprio bimbo ha tanti benefici anche per i genitori che con il piccolo condividono questa esperienza che, a livello sensoriale, può essere molto intensa: spesso entrare in acqua con il bimbo aiuta a diminuire l’ansia e lo stress, sensazioni con cui è possibile che – nelle prime settimane dopo la nascita – le neo mamme e i neo papà si ritrovino a fare i conti.
il genitore che entra in acqua con il piccolo deve essere quello che si sente più a suo agio nell’acqua, in modo tale da non trasmettere ansia o insicurezza al piccolo.